Nino Ferrari. L'arte del metallo tra tradizione e modernità
2 marzo - 22 settembre 2024
La mostra è prorogata fino al 22 settembre 2024
Orari di apertura:
tutti i giorni, dalle ore 10 alle 18 (ultimo ingresso ore 17)
La mostra punta i riflettori sulla straordinaria produzione di Nino Ferrari (Canneto sull’Oglio 1908 - Brescia 1981), maestro della lavorazione dei metalli, del cesello e dello sbalzo su argento, rame e peltro, attivo a Brescia e a Milano tra gli anni Trenta e gli anni Settanta del Novecento.
Le opere sono esposte all’interno di alcune sale della Casa del Podestà, cuore del complesso monumentale, integrate nel percorso di visita permanente della dimora e valorizzate attraverso un allestimento progettato appositamente per l’occasione.
Nino Ferrari e Gio Ponti
Nino Ferrari è uno dei grandi interpreti del nuovo gusto artistico che si diffonde negli anni Trenta e Quaranta, esprimendosi non solo in architettura, ma anche negli oggetti realizzati per la casa. Riprendendo l’antica tradizione lombarda, dà vita a creazioni sempre in dialogo tra la tradizione storica e le espressioni più moderne della sua contemporaneità, con una straordinaria abilità nel saper trasformare artigianalmente la materia grezza, attraverso un’eccezionale conoscenza delle tecniche e dei materiali.
Lo stile moderno di Nino Ferrari è da mettere in relazione con l’architetto Gio Ponti, il più importante designer italiano del dopoguerra. Il loro è un rapporto molto intenso e proficuo, testimoniato attraverso documenti d’archivio e opere realizzate da Ferrari su idee dell’architetto. La loro lunga collaborazione si colloca tra il 1936 e il 1952, anni in cui molte opere di Ferrari compaiono sulla rivista “Domus”, mensile sull’arte della casa e del giardino fondato e diretto da Gio Ponti. Proprio nel 1936 Gio Ponti dà vita al marchio “Casa e Giardino – Forniture utili e d’arte per la casa in città e in campagna”, con lo scopo di creare una collezione di oggetti per la casa moderna, risultato della collaborazione tra “tutti gli artisti creatori di nuovi modelli, tutte le industrie e tutti gli artigiani”. Nino Ferrari è uno di questi e diverse sue opere recano la marca “Casa e Giardino”, unitamente alla sua firma.
Nino Ferrari è uno dei grandi interpreti del nuovo gusto artistico che si diffonde negli anni Trenta e Quaranta, esprimendosi non solo in architettura, ma anche negli oggetti realizzati per la casa. Riprendendo l’antica tradizione lombarda, dà vita a creazioni sempre in dialogo tra la tradizione storica e le espressioni più moderne della sua contemporaneità, con una straordinaria abilità nel saper trasformare artigianalmente la materia grezza, attraverso un’eccezionale conoscenza delle tecniche e dei materiali.
Lo stile moderno di Nino Ferrari è da mettere in relazione con l’architetto Gio Ponti, il più importante designer italiano del dopoguerra. Il loro è un rapporto molto intenso e proficuo, testimoniato attraverso documenti d’archivio e opere realizzate da Ferrari su idee dell’architetto. La loro lunga collaborazione si colloca tra il 1936 e il 1952, anni in cui molte opere di Ferrari compaiono sulla rivista “Domus”, mensile sull’arte della casa e del giardino fondato e diretto da Gio Ponti. Proprio nel 1936 Gio Ponti dà vita al marchio “Casa e Giardino – Forniture utili e d’arte per la casa in città e in campagna”, con lo scopo di creare una collezione di oggetti per la casa moderna, risultato della collaborazione tra “tutti gli artisti creatori di nuovi modelli, tutte le industrie e tutti gli artigiani”. Nino Ferrari è uno di questi e diverse sue opere recano la marca “Casa e Giardino”, unitamente alla sua firma.
Oltre 100 opere in mostra
Il percorso espositivo prende avvio dai primi anni di attività di Ferrari (1926), rilevando lo stretto legame maturato con forme e decori tratti dalla tradizione e dalla storia, per poi affrontare la definizione del suo caratteristico “stile modernissimo”, fino ad arrivare alla nascita dei fruttuosi rapporti di collaborazione instaurati con artisti e designer del calibro di Guido Frette, Gio Ponti e Roberto Sebastián Matta e alla sua partecipazione a esposizioni nazionali e internazionali.
La mostra presenta opere provenienti da collezioni private e da alcuni importanti istituti pubblici (tra cui le Raccolte civiche del Castello Sforzesco di Milano) e propone per la prima volta al pubblico oltre un centinaio di opere tra lavori in argento, rame, peltro e altre leghe metalliche; disegni su carta e cartoncino; stampi in gesso, opere in diverse fasi di lavorazione e strumenti di lavoro.
Fra i must in esposizione, il piatto in argento sbalzato con quattro meandri ripetuti simmetricamente nella tesa e due gazzelle che saltano un ostacolo realizzato nella sua prima fase di ricerca (entro il 1935); la Testa di Medusa eloquente omaggio, in chiave moderna, dello Scudo con testa di Medusa di Caravaggio; il servizio di peltro a forma di “navicelle” eseguito su disegno di G. Fusi (architetto di cui non si conoscono altri lavori), che rappresenta un unicum all’interno del repertorio di Ferrari per la sua ironia e per lo spirito giocoso che anima il gruppo di quattro elementi; il set di piccoli segnaposto che sembrano risentire dell’influenza di certe creazioni proposte da Gio Ponti negli anni Venti; il vaso-versatoio in peltro che rielabora le forme dei vasi ellittici con piedini conici degli anni Cinquanta, donandogli ironiche sembianze animalesche grazie all’aggiunta di una coda ricurva e di un lungo collo terminante in una testa con cresta che funge da beccuccio: realizzato negli anni Settanta, potrebbe essere la messa in opera di un progetto, non pervenutoci, dell’artista surrealista Roberto Sebastián Matta (con cui collaborava, anche grazie al fatto che aveva sposato sua cugina Germana Ferrari) o una libera interpretazione di Ferrari dello stile del cugino acquisito. Le indagini attivate in occasione della mostra hanno permesso di recuperare, in una collezione privata, un vaso in rame esposto nel 1951 alla IX Triennale di Milano “Esposizione internazionale delle arti decorative e industriali moderne e dell'architettura moderna”, realizzato da Nino Ferrari e progettato da Gio Ponti.
Il percorso espositivo prende avvio dai primi anni di attività di Ferrari (1926), rilevando lo stretto legame maturato con forme e decori tratti dalla tradizione e dalla storia, per poi affrontare la definizione del suo caratteristico “stile modernissimo”, fino ad arrivare alla nascita dei fruttuosi rapporti di collaborazione instaurati con artisti e designer del calibro di Guido Frette, Gio Ponti e Roberto Sebastián Matta e alla sua partecipazione a esposizioni nazionali e internazionali.
La mostra presenta opere provenienti da collezioni private e da alcuni importanti istituti pubblici (tra cui le Raccolte civiche del Castello Sforzesco di Milano) e propone per la prima volta al pubblico oltre un centinaio di opere tra lavori in argento, rame, peltro e altre leghe metalliche; disegni su carta e cartoncino; stampi in gesso, opere in diverse fasi di lavorazione e strumenti di lavoro.
Fra i must in esposizione, il piatto in argento sbalzato con quattro meandri ripetuti simmetricamente nella tesa e due gazzelle che saltano un ostacolo realizzato nella sua prima fase di ricerca (entro il 1935); la Testa di Medusa eloquente omaggio, in chiave moderna, dello Scudo con testa di Medusa di Caravaggio; il servizio di peltro a forma di “navicelle” eseguito su disegno di G. Fusi (architetto di cui non si conoscono altri lavori), che rappresenta un unicum all’interno del repertorio di Ferrari per la sua ironia e per lo spirito giocoso che anima il gruppo di quattro elementi; il set di piccoli segnaposto che sembrano risentire dell’influenza di certe creazioni proposte da Gio Ponti negli anni Venti; il vaso-versatoio in peltro che rielabora le forme dei vasi ellittici con piedini conici degli anni Cinquanta, donandogli ironiche sembianze animalesche grazie all’aggiunta di una coda ricurva e di un lungo collo terminante in una testa con cresta che funge da beccuccio: realizzato negli anni Settanta, potrebbe essere la messa in opera di un progetto, non pervenutoci, dell’artista surrealista Roberto Sebastián Matta (con cui collaborava, anche grazie al fatto che aveva sposato sua cugina Germana Ferrari) o una libera interpretazione di Ferrari dello stile del cugino acquisito. Le indagini attivate in occasione della mostra hanno permesso di recuperare, in una collezione privata, un vaso in rame esposto nel 1951 alla IX Triennale di Milano “Esposizione internazionale delle arti decorative e industriali moderne e dell'architettura moderna”, realizzato da Nino Ferrari e progettato da Gio Ponti.
La mostra è stata realizzata grazie a un contributo di COSLAB | BIOCHIM.
Il catalogo edito da SKIRA è curato da Stefania Cretella.
Costo del biglietto di ingresso:
8 euro per la sola mostra e la visita guidata alla Casa del Podestà
10 euro per la visita dell’intero complesso monumentale della Fondazione Ugo Da Como (Rocca e Casa del Podestà)
Appuntamenti speciali:
Tra gennaio e febbraio 2024, la Fondazione e l’Associazione Amici della Fondazione Ugo Da Como, in stretta collaborazione con il Comune di Lonato del Garda, ha organizzato un interessante ciclo di conferenze dedicate alle arti decorative tra tradizione e modernità, finalizzato alla valorizzazione di un significativo artista e artigiano bresciano: Nino Ferrari.
Le cinque conferenze, tenute da Stefania Cretella (Università degli Studi di Verona) e dal noto antiquario bresciano Luciano Colantonio, specializzato in arti decorative del Novecento, sono state ospitate nella Biblioteca Civica di Lonato del Garda.
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